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La legge di Yerkes e Donson:Rubrica di Psicologia dello sport Dott.ssa Cristiana Conti

 

 

Che rapporto esiste tra attivazione psico-fisica e prestazione sportiva?.

Rubrica di Psicologia dello sport, a cura della Dott.ssa Cristiana Conti

L’attivazione psico-fisica corrisponde ad uno stato fisiologico e psicologico che va dal sonno profondo all’intensa attività (Gould &Krane, 1992). [Qualcuno di voi avrà sentito parlare del termine “arousal”: concettualmente, in realtà, ha un significato un po’ diverso, ma spesso viene usato come sinonimo di attivazione psico-fisica e lo faremo anche in questa sede].

In ambito sportivo il suo ruolo è chiaramente decisivo in quanto ci prepara in modo ottimale alla risposta motoria. Quando, cioè, sto per affrontare una prestazione, il mio organismo si inizia ad attivare, mettendo in moto una serie di processi psico-fisici. Come riconosco che mi sto attivando? Tanti i “segnali”: ad esempio, a livello fisico possono aumentare alcuni parametri come la frequenza cardiaca e la sudorazione o possiamo avvertire una tensione a livello muscolare, mentre a livello cognitivo possiamo trovare cambiamenti nei livelli di attenzione o nella tipologia di dialogo interno.

Ma che rapporto esiste tra il livello di attivazione psico-fisica e la prestazione sportiva?

La legge di Yerkes e Dodson (1998), nota anche come “teoria della U invertita”, offre una spiegazione utile a descrivere tale relazione: all’aumentare dell’arousal c’è un progressivo incremento della prestazione fino ad un punto ottimale oltre il quale ulteriori aumenti di attivazione producono un graduale decadimento della performance. Più semplicemente: se l’attivazione psico-fisica è troppo bassa l’atleta, rischia di entrare in campo con un approccio eccessivamente rilassato (come succede ad esempio quando sottostimo il mio avversario e la partita in genere); viceversa, se l’attivazione è troppo alta e l’atleta entra in campo con uno stato di eccitazione eccessivo ed incontrollato, il suo approccio risulterà probabilmente caotico e infruttuoso, magari carico di paura e tensione muscolare.

La legge di Yerkes e Dodson evidenzia che, fondamentalmente, un certo quantitativo di ansia è importante per la gara perché così il nostro livello di arousal si innalza (ovvero il mio corpo e la mia mente si attivano), preparando il soggetto alla situazione e agevolandone la prestazione. 

Cosa deve ricordarsi un atleta?

  • Non sbagliare interpretazione! Puoi equivocare pensando che certe sensazioni siano completamente sbagliate e disfunzionali, ma alcune tensioni fisiche indicano una mobilitazione dell’energia e sono invece un segnale positivo di preparazione. Il rischio, infatti, è quello di preoccuparti o peggio ancora di impiegare sforzi per controllare o prevenire sensazioni che sono invece preparatorie alla prestazione efficace.

2) Cerca il livello di attivazione utile ad essere carico adeguatamente! Il livello di arousal ha un’intensità variabile ed è importante che sia adeguato per poter affrontare efficacemente la gara. Un grado di attivazione ottimale in termini assoluti non esiste perché esso è influenzato dalle caratteristiche del compito (inteso come complessità cognitiva e controllo motorio richiesto), da quelle dell’individuo (va considerato il grado di abilità del soggetto così come i fattori di personalità) e da fattori situazionali. Decisiva, però, è la capacità di modulare in modo corretto tale livello, tant’è vero che la gestione dell’arousal viene considerata una delle abilità più importanti che un atleta deve acquisire.

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